ALRA intende contribuire alla campagna per le elezioni federali in vari modi, uno dei quali è dar voce ai candidati anche tramite le loro visioni sui temi legati al territorio e alla salvaguardia della qualità di vita. Tutti e otto i candidati del PLR hanno idee, percezioni, azioni alle quali riferirsi e da trasmettere ai propri elettori anche per quanto concerne i temi ambientali.
Rispondere alle nostre a volte provocatorie domande è stata una sfida interessante il cui esito offre uno spaccato davvero promettente sulle scelte che ognuno di loro potrebbe essere chiamato a fare a livello federale.
Di seguito eccovi, quindi, domande e risposte del candidato agli Stati Giovanni Merlini e dei candidati al Nazionale Marco Bertoli, Rocco Cattaneo, Alex Farinelli, Natalia Ferrara, Stefano Steiger, Michela Pfyffer, Alessandro Spano e Karin Valenzano Rossi.
Buona lettura e buona scelta elettorale!
Clima e energia
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Ritiene che la cosiddetta crisi climatica sia tale oppure un’esagerazione mediatica del momento?
Giovanni Merlini - La ritengo una realtà che è sotto gli occhi di tutti e che interpella la politica.
Marco Bertoli - Il problema e serio ed attuale, l'enfasi emotiva, talvolta esagerata, non deve sminuirne la portata: occorre agire subito ma, è ovvio, in maniera coordinata a livello intenzionale.
Rocco Cattaneo - Sia una che l’altra.
Alex Farinelli - Il fatto che sia in corso un cambiamento climatico penso sia chiaro a tutti, la mediatizzazione (non necessariamente da vedere come negativa) riguarda piuttosto alcuni personaggi.
Natalia Ferrara - L’argomento è di moda e non mancano dogmatismi ed eccessi, che rischiano di banalizzare una crisi climatica reale, ne parlo anche nel mio libro in un capitolo dedicato (Liberalismo, Vincere sessismo e populismo al tempo dei click, dei like e delle fake news, Armando Dadò Editore).
Michela Pfyffer - La crisi climatica è una realtà ed è estremamente preoccupante. Il suo negazionismo mi sembra poco responsabile.
Alessandro Spano - Sicuramente c’è un problema ambientale, ma mi piace vivere la problematica del clima come un’opportunità per costruire un futuro vero. Viviamola come una possibilità per investire nelle nuove tecnologie, che hanno minor e miglior consumi e permettono di creare i posti di lavoro per le future generazioni.
Stefano Steiger - L’obiettivo di contenere il surriscaldamento terrestre ad al massimo 2°, possibilmente 1.5°, deve interessare tutti, soprattutto un Paese come la Svizzera, che vista la sua morfologia patirebbe maggiormente di altri le conseguenze.
Karin Valenzano Rossi - No, non siamo di fronte a un fenomeno mediatico, ma a un fenomeno reale che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, come mostrano le alluvioni e i periodi di canicola più frequenti che mettano in pericolo la nostra salute e l’ambiente.
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Cosa può fare la Svizzera per contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali interne ma anche esterne?
Giovanni Merlini - Deve dare il suo contributo, in attuazione degli obbiettivi dell’Accordo di Parigi. La LF sul CO2 attualmente all’esame delle Camere va nella direzione giusta e vanno promossi ulteriori ecoincentivi fiscali nel programma di risanamento degli immobili.
Marco Bertoli - Internamente sensibilizzare ogni cittadino e le aziende, internazionalmente fungere da esempio.
Rocco Cattaneo - Cominciare ad approvare la Legge sul CO2, attualmente in trattazione alle Camere federali.
Alex Farinelli - Pensare che un paese come la Svizzera possa, da solo, influire sul clima globale è illusorio però questo non giustifica l’immobilismo. Perseguire l’obbiettivo posto delle emissioni neutrali entro il 2050 mi sembra la strada giusta.
Natalia Ferrara - Puntare su efficienza energetica e promuovere le energie rinnovabili. Occorre però lavorare con il resto del mondo, affinché anche gli altri Paesi si rimbocchino le maniche. La Svizzera non è un’isola.
Michela Pfyffer - Come paese con uno dei PIL pro capite più alti al mondo la Svizzera è un “trendsetter“: i nostri comportamenti d’acquisto e il nostro stile di vita sono “influencer” per lo sviluppo di nuove aziende e di nuovi prodotti. Quindi più cercheremo attraverso i nostri consumi di limitare le nostre emissioni di CO2 e più le aziende, a livello globale, cercheranno di venirci incontro, a favore del clima.
Alessandro Spano - Dobbiamo sfruttare i nostri punti di forza per dare il buon esempio e fare la nostra parte: le competenze dei politecnici (da esportare all’estero) e le tecnologie che sviluppiamo (investiamo in Svizzera nelle tecnologie come, ad esempio, l’hyperloop dell’ETH).
Stefano Steiger - Bisogna lavorare su tutti i fronti, dallo sviluppo delle energie rinnovabili, all’efficienza energetica, al coordinamento dei valori limite con l’EU, ecc.. I settori trasporti (che causa il 32% delle emissioni di CO2) e quello delle abitazioni (27%) devono essere gli ambiti dove dimostrare maggiore attenzione e incisività.
Karin Valenzano Rossi - Dobbiamo puntare sull’innovazione, sull’educazione ambientale e sullo sviluppo di incentivi fiscali che favoriscono i comportamenti virtuosi delle aziende e della popolazione per evitare di estendere la politica dei rigidi divieti.
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Sottoscriverà (o l’ha già fatto) l’Iniziativa per i ghiacciai e le misure necessaria all’obiettivo del CF (2050 emissioni zero netto-netto)?
Giovanni Merlini - Ho simpatia per questa iniziativa che penso di sottoscrivere, per altro in conformità ai nuovi obbiettivi climatici che si è dato il Consiglio federale.
Marco Bertoli - Sottoscriverò.
Rocco Cattaneo - Sostengo l’obiettivo proposto dall’iniziativa, ma prima di approvarla attendo l’esito finale della Legge sul CO2.
Alex Farinelli - Ritengo che porre un obiettivo a lungo termine sia il modo di affrontare questa tematica, credo che l’iniziativa dei ghiacciai pone un obbiettivo molto ambizioso (abbandono completo dei combustibili fossili) ma che vale la pena provare a raggiungere.
Natalia Ferrara - Sì, perché favorirà un’ulteriore presa di coscienza. L’importante è però che il clima diventi un confronto tra soluzioni e non tra schieramenti.
Michela Pfyffer - Si, condivido pienamente che l’obiettivo per il 2050 sia di azzerare le emissioni di CO2 e di conseguenza l’iniziativa per i ghiacciai. Dobbiamo agire in modo urgente, ma con intelligenza, determinazione e apertura mentale.
Alessandro Spano - Ho firmato senza se e senza ma l’Iniziativa per i ghiacciai e sostengo con convinzione l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050. Abbiamo le tecnologie e le competenze per riuscirci: facciamolo!
Stefano Steiger - Non l’ho ancora fatto, ma ho letto il testo e lo trovo condivisibile. Penso che la sottoscriverò.
Karin Valenzano Rossi - Condivido gli obiettivi dell’iniziativa che hanno spinto il Consiglio federale a volere una Svizzera clima-neutrale entro il 2050. La vera prova del fuoco dell’iniziativa per i ghiacciai saranno le misure concrete: come sarà la Svizzera del 2050 senza combustibili e carburanti fossili? Abbiamo bisogno di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
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Personalmente rinuncia o rinuncerà a abitudini poco ecologiche? Ad esempio optando per un’auto con meno emissioni, mangiando meno carne, volando di meno?
Giovanni Merlini - Ho un’auto con motore a diesel di ultima generazione che consuma poco carburante, ho già da tempo ridotto il consumo di carne e nelle tratte brevi cerco di evitare l’aereoplano.
Marco Bertoli - Quotidianamente mi adopero nel mio piccolo: ho appena ordinato auto elettrica. Circa l'alimentazione mantengo la libertà individuale (ma a km zero!).
Rocco Cattaneo - Negli ultimi 10 anni ho cercato sempre più di viaggiare con la bicicletta o con mezzi pubblici. Attualmente possiedo un’auto ibrida.
Alex Farinelli - Quando ho cambiato l’automobile qualche mese fa ho optato per un modello ibrido e quando acquisto cerco di fare più attenzione ai marchi bio e agli imballaggi. Cerco insomma di essere più attento senza stravolgere le mie abitudini.
Natalia Ferrara - Certo, ogni volta che mi è ragionevolmente possibile e non senza sforzi. In famiglia, ad esempio, siamo in tre, lavoriamo in luoghi diversi e abbiamo molti impegni, eppure ci facciamo bastare una sola auto e oltre al car sharing utilizziamo regolarmente il treno.
Michela Pfyffer - Personalmente ho rinunciato – a parte casi eccezionali – all’utilizzo della macchina per recarmi al lavoro e favorito l’utilizzo di uno scooter di piccola cilindrata, mangio poca carne e volo pochissimo. Onestamente non lo faccio solo per motivi ecologici ma perché lo scooter mi fa risparmiare tempo, mangiare troppa carne non è salutare e la videoconferenza in ambito professionale evita numerosi viaggi… ed è questo quello in cui credo: essere più ecologici non vuol dire essere svantaggiati, anzi…
Alessandro Spano - Penso che il problema del clima lo risolviamo con politiche globali, ma anche e soprattutto con politiche locali (nei Comuni) e nella quotidianità di ognuno di noi. Cominciamo ad usare il bike sharing, a vietare l’uso della carta nelle amministrazioni pubbliche, a usare meno l’auto. Nel mio piccolo, provo a farlo. Uso il bike sharing di Locarno e sto provando ad abolire la carta. Sull’auto ho margini di miglioramento :)
Stefano Steiger - Devo ammettere che la mia coscienza ecologica può ancora migliorare (ho fatto passi avanti, ma, di tanto in tanto, la mia compagna mi richiama giustamente all’ordine). Utilizzo l’aereo una, massimo due volte all’anno e mangio carne un paio di volte alla settimana. Sull’auto ammetto che dovrei riflettere ad una scelta più ecologica… la mia Alfa Brera non è il top.
Karin Valenzano Rossi - Nel mio piccolo faccio il possibile a favore di una mobilità e di un’alimentazione sostenibili. Dopo mille battaglie abbiamo introdotto a Lugano la tassa sul sacco e introdotto l’uso di stoviglie riciclabili o compostabili a Lugano.
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La situazione climatica giustifica un provvisorio intervento dello stato con il sovvenzionamento delle energie rinnovabili e l’imposizione di quelle fossili?
Giovanni Merlini - Allo scopo di favorire la transizione verso una politica energetica sostenibile è indispensabile il sovvenzionamento delle energie rinnovabili per un periodo transitorio, come pure l’imposizione di quelle di origine fossile.
Marco Bertoli - Di principio si, ma le modalità e la portata vanne ben calibrate con la situazione economica.
Rocco Cattaneo - In principio sì. Tutto dipenderà comunque dai contenuti finali della Legge sul CO2.
Alex Farinelli - Premesso che questo già succede oggi si può ragionare verso una maggiore imposizione delle energie fossili a condizione che i proventi servano per finanziare l’efficienza energetica e la creazione di energia rinnovabile.
Natalia Ferrara - Occorre trovare il modo migliore per promuovere comportamenti virtuosi, quindi anche questo tipo di interventi possono essere utili, purché non diventino un modo per lo Stato di “far cassetta”.
Michela Pfyffer - Senza il sovvenzionamento delle energie rinnovabili credo che non vedremmo oggi così tanti pannelli solari sui tetti ad esempio, e senza un utilizzo “democratizzato “di queste energie i prezzi rimarrebbero ancora per lungo proibitivi… quindi si, assolutamente, lo stato ha un ruolo fondamentale da giocare.
Alessandro Spano - L’imposizione di quelle fossili forse no, ma sicuramente servono degli incentivi più forti per le energie rinnovabili. Ad esempio, in Ticino abbiamo una risorsa che è la produzione di energia idroelettrica: sfruttiamola di più! E poi trovo assurdo che per mettere un pannello solare sul tetto di un rustico ci voglia un iter burocratico spaventoso: non va bene! Meno burocrazia = più investimenti nelle energie pulite.
Stefano Steiger - Se vogliamo raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni di CO2 entro il 2050 non bisogna scartare a priori nessuna misura. Bisogna però agire con moderazione, ma sono ad esempio favorevole a una tassa sul CO2 nei trasporti, basta che non si vada a penalizzare il potere d’acquisto delle famiglie e che gli introiti ritornino alla popolazione.
Karin Valenzano Rossi - Già oggi la nostra politica ambientale si basa su incentivi e sovvenzioni per favorire la produzione di energie rinnovabili. Sono favorevole a nuovi incentivi per favorire la mobilità sostenibile a condizione di tenere conto dei prelievi fiscali già esistenti e delle zone periferiche.
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E` favorevole a bloccare l’estensione di nuovi gasdotti e a favorire riscaldamenti con le termopompe per gradualmente sostituire il gas.
Giovanni Merlini - Anziché far leva sui divieti preferisco l’applicazione di ecoincentivi, in particolare fiscali.
Marco Bertoli - La praticabilità mi pare complessa: sul lungo termine sono favorevole.
Rocco Cattaneo - Sì.
Alex Farinelli - Dipende dalle situazioni non sarei assolutista, possono esserci circostanze dove ha senso utilizzare il Gas (magari con centrali di cogenerazione). In ogni caso non prevederei particolari sviluppi in questo senso.
Natalia Ferrara - Di principio le energie fossili vanno gradualmente abbandonate a beneficio delle energie rinnovabili. Transitoriamente il gas naturale può però aiutare a ridurre le emissioni.
Michela Pfyffer - Nella misura del possibile, certamente. Dico bene nella misura del possibile, dobbiamo anche star attenti a non bloccare dei progetti senza avere delle valide alternative. Non dobbiamo cadere nella trappola di imporre un’ecologia regressiva anziché progressiva.
Alessandro Spano - Sì, sono favorevole. È una misura estrema, ma credo che se vogliamo costruire un futuro vero, rispettoso dell’ambiente, dobbiamo anche avere il coraggio di prendere scelte coraggiose e indirizzare dove meglio crediamo le politiche energetiche: è nostra responsabilità verso le attuali e le future generazioni.
Stefano Steiger - Va benissimo favorire riscaldamenti con le termopompe, ma ricordiamoci che dobbiamo sempre garantire la sicurezza nell’approvvigionamento energetico. Per questo si può bloccare qualche cosa solo quando le alternative sono sufficientemente consolidate.
Karin Valenzano Rossi - Dobbiamo proseguire sulla strada degli incentivi federali e cantonali per favorire le energie rinnovabili e ridurre il consumo di energie fossili, come il gas. Sono contraria a misure estreme, come il blocco dell’estensione di nuovi gasdotti.
Traffico
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Cosa pensa del modello ticinese detto tassa di collegamento?
Giovanni Merlini - Non lo condivido e ritengo che non sia giuridicamente difendibile.
Marco Bertoli - Il principio è corretto, i modi d'implementazione da affinare.
Rocco Cattaneo - Non sono d’accordo, perché si tratta di un’ulteriore tassa sul ceto medio e non risolve i problemi del traffico.
Alex Farinelli - L’ho sostenuto in parlamento e pubblicamente, ritengo che sia una misura per disincentivare l’uso dell’automobile. La soluzione a cui tendere deve però essere un modello di mobility pricing.
Natalia Ferrara - Ho sostenuto la tassa di collegamento nei suoi principi, ma avevo espresso in Gran Consiglio dubbi sulla sua applicazione e legalità. Sono passati anni e ancora si attende una decisione del Tribunale federale e conseguente certezza del diritto per le cittadine e i cittadini. Intanto l’ambiente aspetta…
Michela Pfyffer - Sulla carta è un modello interessante, ma deve ancora portare dei risultati concreti. Non basta tassare maggiormente certi comportamenti, bisogna proporre e facilitare comportamenti alternativi. In Ticino, c’è ancora da fare.
Alessandro Spano - Di principio sono contrario, secondo me non contribuisce a ridurre il traffico. Se vogliamo davvero raggiungere questo obiettivo dobbiamo creare una rete di trasporti pubblici seria ed efficiente, creare una rete di percorsi ciclabili fluida e comoda.
Stefano Steiger - Contrario. Incide troppo pesantemente sul borsello dei cittadini, era impostato più che altro per trovare nuove risorse per risolvere i problemi finanziari del Cantone, ecc.. Questo a differenza di quanto si vuole fare a livello svizzero, dove gli introiti convogliano in un fondo sul clima.
Karin Valenzano Rossi - Sono tuttora pendenti davanti al Tribunale federale i ricorsi contro la tassa di collegamento. In politica bisogna avere il coraggio di ritornare sui propri passi. Personalmente prediligo gli incentivi alle tasse per favorire il cambiamento di mentalità a favore del clima.
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Come si pone di fronte all’ipotesi di corsia supplementare tra Mendrisio e Lugano?
Giovanni Merlini - Non mi sembra una soluzione durevole e sostenibile, meglio insistere con il completamento di Alptransit a sud di Lugano e con il potenziamento dei trasporti pubblici.
Marco Bertoli - D'accordo con la terza corsia.
Rocco Cattaneo - In principio sono d’accordo perché renderebbe più fluido il traffico sull’autostrada nei momenti di punta, e quindi meno inquinamento e meno attese. Il tema va comunque ulteriormente approfondito.
Alex Farinelli - Non sono contrario di principio anche perchè quando avremo una mobilità molto meno inquinante (ad esempio elettrificata) le strade saranno sempre necessarie. Questo però completando AlpTransit e a condizione di realizzare il trasferimento delle merci in transito dalla strada alla ferrovia.
Natalia Ferrara - Sono contraria senza misure adeguate di compensazione per il territorio (ad esempio interrandone almeno una parte). Inoltre occorre migliorare il trasporto pubblico, in particolare i treni Tilo (ritardi, coincidenze, costi, ecc).
Michela Pfyffer - Sono molto scettica… prima di tutto credo che dobbiamo ridurre il trasporto su gomma investendo maggiormente nel trasporto ferroviario, poi non credo che una corsia supplementare possa risolvere il problema del traffico tra Mendrisio e Lugano.
Alessandro Spano - Sono contrario, anche se le auto in circolazione fossero solo elettriche. Questo perché la sfida, oltre a ridurre a zero i consumi, sta anche nel ridurre il traffico. E più corsie = più auto.
Stefano Steiger - Il Mendrisiotto è una regione che soffre particolarmente la questione traffico. Ritengo saggio che l’ipotesi di corsia supplementare sia presa in considerazione unicamente laddove strettamente necessaria e laddove ci siano misure compensatorie incisive (“interramento” di tratti importanti dell’autostrada, così da permettere una riqualifica territoriale).
Karin Valenzano Rossi - Non sono favorevole alla terza corsia sull’autostrada fra Mendrisio e Lugano. C’è il rischio di peggiorare ulteriormente la situazione. Sono invece favorevole a un potenziamento dell’offerta di trasporti pubblici per promuovere il trasferimento dalla strada alla ferrovia.
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Come si può disincentivare il traffico generato dai lavoratori frontalieri?
Giovanni Merlini - Promuovendo park & ride e park & rail al confine e il car sharing tra frontalieri, nonché potenziando i trasporti pubblici e le loro capacità.
Marco Bertoli - Ovvio non ho la ricetta ma riprendere qualche idea già abbozzata può essere utile (ad esempio servizio misto publico / privato attraverso operatori locali di pullman).
Rocco Cattaneo - Faccio alcuni esempi: più vie ciclabili illuminate e sicure, potenziamento del trasporto pubblico (treno, bus e battello), car sharing e park & ride. Ma anche introduzione del telelavoro dove possibile e più flessibilità nell’impostazione degli orari di lavoro.
Alex Farinelli - Innanzitutto offrendo delle alternative (trasporto pubblico, park and ride, trasporti aziendali) e poi incentivando la condivisione dell’auto (ad esempio con corsie preferenziali per chi viaggia con almeno due passeggeri).
Natalia Ferrara - Car-sharing, abbonamenti aziendali, riduzione dei parcheggi disponibili e via discorrendo insomma misure concrete e non slogan.
Michela Pfyffer - L’idea di contribuire al finanziamento della costruzione di parcheggi in territorio italiano per potenziare il park & ride era buona, peccato che non sia stata capita. L’unico nostro margine di manovra è rendere i trasporti pubblici più attrattivi sia dal punto di vista del tempo risparmiato sia del punto di vista economico.
Alessandro Spano - Come detto, in parte con una rete di trasporti pubblici seria ed efficiente. Ma anche, perché no, con un bonus per chi condivide l’auto e un malus per chi è da solo: se ogni frontalieri condividesse l’auto con un secondo... avremmo “solo” 30mila auto in giro, anziché 60. E poi il credito per la mobilità aziendale va aumentato.
Stefano Steiger - Agendo con progetti di mobilità aziendale e a livello di politica transfrontaliera con progetti di park & ride, potenziamento del trasporto pubblico, ecc.. Ma non è sempre immediato riuscire a portare avanti qualche cosa con i vicini italiani.
Karin Valenzano Rossi - Alcuni comuni hanno introdotto incentivi finanziari per chi sceglie i mezzi pubblici. Alcuni progetti pilota prevedono la concessione di incentivi finanziari per aziende che organizzano il trasporto dei propri dipendenti con navette o micro-navette.
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E` favorevole al divieto di circolazione entro tre anni dei veicoli con emissioni EUR3 o peggiori, premesso che ci siano degli incentivi alla rottamazione?
Giovanni Merlini - Con incentivi alla rottamazione allettanti si renderebbe superfluo il divieto di circolazione degli EUR3.
Marco Bertoli - Temo che in Svizzera sia contributo modesto. Ma si può iniziare a dare esempio.
Rocco Cattaneo - Sì.
Alex Farinelli - Sono favorevole di principio al fatto che i veicoli molto inquinanti siano sostituiti, magari anche con degli incentivi, non saprei giudicare però se questo debba essere fatto per dei veicoli EUR3.
Natalia Ferrara - Sì.
Michela Pfyffer - Sono di natura più favorevole a misure di incentivo che a quelle coercitive e credo di più nel senso di responsabilità individuale che non alla restrizione delle libertà. Una maggior sensibilità dei consumatori al problema delle emissioni, accompagnata da misure incentivanti ci porteranno a mio parere a risultati migliori piuttosto che a un divieto di circolazione di certi veicoli.
Alessandro Spano - Sì sono favorevole.
Stefano Steiger - Sono favorevole a limiti di emissioni sempre più restrittivi con il passare degli anni. Il tutto va possibilmente coordinato a livello europeo.
Karin Valenzano Rossi - Dobbiamo proseguire sulla strada degli incentivi a favore delle auto elettriche. Per i veicoli, che superano i limiti di CO2 previsti dalla legge, è prevista una sanzione pecuniaria. Il divieto di circolazione è l’ultima spiaggia.
Altro
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Pensa si possa generalizzare l’obbligo dell’uso di stoviglie riciclabili negli eventi pubblici svizzeri?
Giovanni Merlini - Con l’informazione e la sensibilizzazione si possono modificare le abitudini anche nella ristorazione. Determinanti saranno soprattutto le scelte degli avventori/consumatori.
Marco Bertoli - Buona idea, ma senza imposizioni bensì con suggerimento e incentivi.
Rocco Cattaneo - Obbligare no, ma facilitare/incentivare sì.
Alex Farinelli - Si può andare nella direzione di avere meno impatto, starei però attento a soluzioni che sembrano ecologiche e magari non lo sono: se una ditta porta qui le stoviglie dalla svizzera interna per poi riportarle lì e lavarle non sono sicuro che ecologicamente sia la soluzione migliore.
Natalia Ferrara - Quest’anno il carnevale di Chiasso Nebiopoli ha tagliato dell’80% i rifiuti mediante l’utilizzo di bicchieri riutilizzabili. È la strada giusta da percorrere. Se si vuole, si può.
Michela Pfyffer - L’uso di stoviglie riciclabili si sta già generalizzando senza che ci sia un obbligo legale, ma attraverso un obbligo morale.
Alessandro Spano - Da liberale, i divieti e gli obblighi non mi piacciono. Preferisco un’educazione e una responsabilizzazione all’uso di stoviglie riciclabili. A Locarno lo facciamo, senza imposizioni, con Moon&Stars e il Locarno Film Festival: niente è impossibile!
Stefano Steiger - Sì. Nel mio Comune prettamente a vocazione turistica (Ascona) stiamo valutando a livello di Municipio questa ipotesi, così da renderla effettiva nel prossimo futuro.
Karin Valenzano Rossi - Sì Lugano l’ha voluta e ha fatto un passo verso il futuro. Oggi rimane lettera morta perché non c’è ancora un servizio di smaltimento efficiente. A oggi quelle compostabili vanno verso l’inceneritore.
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Come pensa si possa limitare l’uso di acqua potabile nelle industrie? Che alternative immagina?
Giovanni Merlini - Lo sviluppo tecnologico contribuirà ad attenuare il problema.
Marco Bertoli - Non la vedo praticabile a medio termine.
Rocco Cattaneo - Già oggi esistono dei sistemi di riciclaggio dell’acqua efficaci a scopi industriali, ma anche recupero di calore come fatto da noi allo Splash and Spa, dove ti invito volentieri per mostrarti i sistemi estremamente moderni adottati.
Alex Farinelli - Non si può rispondere in generale bisognerebbe valutare le singole tipologie di industria e i motivi per i quali usano l’acqua.
Natalia Ferrara - Con le tecnologie adeguate di riutilizzo dell’acqua e una politica dei prezzi che penalizzi gli eventuali sprechi.
Michela Pfyffer - La soluzione sarebbe di mettere a disposizione un’acqua di qualità inferiore a quella potabile, ad un prezzo minore. Il compito dell’industria è di ragionare in termini di efficienza, ma da diversi anni anche a livello di responsabilità ambientale: noi come consumatori abbiamo il potere di premiare le aziende più responsabili.
Alessandro Spano - Difficile abbozzare delle alternative. So però che mi piacerebbe un’economia improntata al rispetto dell’ambiente e credo che il futuro delle aziende sia l’economia circolare: favoriamo quindi le aziende che creano posti di lavoro nella produzione di prodotti ecologici.
Stefano Steiger - Ci sono mille possibili misure per migliorare l’efficienza del consumo idrico. Una che ho trovato curiosa è quella di Migros, che per la pulizia del banco dei prodotti freschi scioglie il ghiaccio con un ventilatore al posto che utilizzare acqua calda. Non sono comunque un tecnico.
Karin Valenzano Rossi - Tutto quello che permette di risparmiare risorse è benvenuto. Bisogna permettere però alle aziende di poter lavorare per generare un reddito e posti di lavoro. Dobbiamo puntare sulla ricerca per trovare alternative e utilizzare in modo più parsimonioso le nostre risorse naturali.
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La Svizzera sta per firmare l’accordo di libero scambio con il Mercosur. E se si condizionasse la firma al salvataggio delle foreste Amazzoniche?
Giovanni Merlini - La Svizzera non ha il potere negoziale per arrivare a tanto. Occorre però mantenere alta la pressione della comunità internazionale sul governo brasiliano e le sue politiche ambientali ed agricole insostenibili.
Marco Bertoli - Ovviamente andrà segnalato il tema, ma determinare vincoli precisi risulta impossibile per cui fatico ad immaginare la formulazione di una clausola in tal senso.
Rocco Cattaneo - Secondo me non bisogna mischiare le faccende. Altrimenti si arrischia di portare a casa un nulla di fatto.
Alex Farinelli - Un accordo di principio è frutto di una contrattazione e di un equilibrio tra dare e avere: se la Svizzera chiedesse qualcosa del genere (senza dare niente di più) ovviamente la controparte non sarebbe più d’accordo.
Natalia Ferrara - Le principali opposizioni all’accordo vengono dal mondo agricolo, non da chi si preoccupa della foresta amazzonica. Credo che la Svizzera debba fare tutto il possibile per l’Amazzonia, ma non credo che la via giusta sia non firmare questo accordo.
Michela Pfyffer - Se la Svizzera firma un accordo internazionale, è perché ha degli interessi da far valere. Questi interessi possono cambiare nel tempo, in particolare alla luce di eventi particolarmente gravi come la situazione attuale in Amazzonia. Quindi si potrebbe fare questa valutazione a livello di negoziati ma assieme agli altri interessi e non a scapito.
Alessandro Spano - Sono d’accordo di vincolare la firma dell’accordo all’inserimento di clausole, anch’esse vincolanti, per il rispetto dell’ambiente. È assolutamente da liberali: favoriamo il libero mercato, ma con responsabilità.
Stefano Steiger - Non credo che sia la via giusta. Spero ancora che la diplomazia e le pressioni internazionali possano servire all’obiettivo. Una misura del genere deve rappresentare l’ultima ratio.
Karin Valenzano Rossi - Un accordo con il Mercosur è interessante, poiché apre nuovi mercati alle nostre aziende. È auspicabile tuttavia che i nostri standard di produzione rispettosi dell’ambiente e degli animali siano presi in considerazione. Oggi i termini precisi dell’accordo non si conoscono.
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E` favorevole a chiedere che le mense scolastiche propongano un menu privo di carne 1 giorno alla settimana?
Giovanni Merlini - Chiederlo mi pare del tutto ragionevole.
Marco Bertoli - Francamente ritengo sia sufficiente dare un'alternativa anche quotidiana piuttosto che imporlo per un giorno solo.
Rocco Cattaneo - Secondo me le mense scolastiche dovrebbero offrire ogni giorno un’alternativa vegetariana. E poi i ragazzi scelgono.
Alex Farinelli - Può essere una proposta interessante.
Natalia Ferrara - La salute dei bambini e ragazzi al primo posto, con menu sani ed equilibrati. La carne non va mangiata tutti i giorni, ma lascio ai dietologi definire i menu più appropriati. Smettiamo di inventarci esperti di tutto.
Michela Pfyffer - Le abitudini alimentari sono cambiate, anche alla luce delle nuove informazioni in ambito di salute pubblica. Le mense scolastiche devono, come tra l’altro i programmi scolastici essere al passo, o meglio in anticipo, coi tempi. L’interesse prioritario è la salute dell’allievo e i programmi alimentari sono redatti da esperti del settore.
Alessandro Spano - Sì, non avrei nulla in contrario.
Stefano Steiger - Sì, non vedo controindicazioni.
Karin Valenzano Rossi - Sì sono favorevole a questa proposta per garantire un’alimentazione equilibrata e differenziata. La scuola ha un ruolo fondamentale, che già compie, nell’educazione alimentare per favorire il necessario cambiamento di mentalità in modo globale.